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24 febbraio 2012

Domenica 26 febbraio 2012 (dei Latticini). Tono IV. Si fa memoria dell’esilio dal paradiso di delizie del primo uomo creato Adamo e si celebra la memoria del nostro santo Padre Porfirio di Gaza (†430), Fotini la Samaritana.

E
d ora abbiamo raggiunto gli ultimi giorni prima della Quaresima. Già durante la settimana di Carnevale, che precede la “Domenica del perdono”, due giorni, mercoledì e venerdì, sono stati considerati come pienamente quaresimali. La divina liturgia non è stata celebrata in essi e tutto l’ordine e tipo di ufficiatura hanno le caratteristiche proprie della Quaresima. Il mercoledì ai vespri salutiamo la grande Quaresima con questo splendido inno: “La primavera della Quaresima è venuta! La luce della penitenza; fratelli, purifichiamoci da ogni male gridando a Colui che dà la luce: Gloria a te, che hai amore per gli uomini”.

         Inoltre il sabato dei latticini la Chiesa commemora tutti gli uomini e donne che “furono illuminati dal digiuno”: Dobbiamo seguire i Santi che sono gli esempi, guide nella difficile arte di digiunare e di pentirsi. Nello sforzo, di cui siamo agli inizi, non siamo soli: “Lodiamo le assemblee dei Santi Padri: Antonio il Grande, Eutimio il Grande e tutti i loro compagni, che sono passati per la vita come attraverso un paradiso di dolcezza...”.
         Abbiamo chi ci aiuta e chi ci è d’esempio: “Vi onoriamo come esempi, Santi Padri! Voi che ci avete insegnato fedelmente a camminare sul retto sentiero; Siete benedetti perché avete operato per Cristo...”.
         Infine giunge l’ultimo giorno, chiamato “Domenica del perdono”, ma di cui dobbiamo ricordare anche l’altro appellativo: “Cacciata di Adamo dal Paradiso della felicità”. Questo nome riassume in realtà l’intera preparazione alla Quaresima. Ora noi sappiamo che l’uomo era creato per il paradiso, per la conoscenza di Dio e per la comunione con Lui. Il peccato l’ha privato di questa vita benedetta e la sua vita sulla terra è esilio. Cristo, il Salvatore del mondo, apre la porta del paradiso ad ognuno che lo segue, e la Chiesa, rivelandoci la bellezza del Regno, fa che la nostra vita sia un pellegrinaggio verso la nostra patria celeste. Così all’inizio della Quaresima siamo simili ad Adamo: “Adamo fu cacciato dal Paradiso per il cibo; perciò, seduto di fronte ad esso, gemeva: Ahimè, ho trasgredito il comandamento di Dio, privando me stesso di tutto ciò che è buono. Paradiso Santo! Piantato per me ed ora a causa di Eva per me chiuso. Prega il tuo Creatore ed il mio che io possa di nuovo riempirmi dei tuoi fiori. Allora rispose a lui il Salvatore: Non desidero che la mia creatura perisca, ma che sia salva e che conosca la verità, poiché non voglio cacciare chi viene a me...”.
         La Quaresima è la nostra liberazione dalla schiavitù del peccato, dalla prigione di “questo mondo”. E l’Evangelo di quest’ultima domenica (Matteo 6, 14-21) pone le condizioni per questa liberazione. La prima è il digiuno, il rifiuto di accettare come normali i desideri e gli istinti della nostra caduta, lo  sforzo di liberarci dal dominio della carne e della materia. Tuttavia, per essere efficace, il nostro digiuno non deve essere ipocrita, uno “spettacolo”. Dobbiamo “apparire che digiuniamo non tra gli uomini, ma al nostro Padre che è nascosto”. La seconda condizione è il perdono. “Se perdonate agli uomini le loro colpe, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi”. Il trionfo del peccato, l’indizio maggiore del suo governo sul mondo, è la divisione, l’opposizione, la separazione, l’odio. Perciò il primo squarcio attraverso la fortezza del peccato è il perdono: il ritorno all’unità, alla solidarietà, all’amore. Perdonare significa porre tra me ed il mio “nemico” lo splendente perdono di Dio stesso. Perdonare è respingere la “mortificazione” senza speranza dei rapporti umani e di riferirli a Cristo che li risolva. Il perdono è veramente una “penetrazione” del Regno in questo mondo pieno di peccati e caduto.
         La Quaresima comincia veramente al Vespro di questa domenica. Questo particolare ufficio, così profondo e bello, è così poco frequentato nelle nostre chiese. Tuttavia nulla rivela meglio la “tonalità” della Grande Quaresima nella Chiesa ortodossa; in nessun luogo si manifesta meglio il suo profondo appello all’uomo. Quest’ufficio comincia come i Vespri solenni con il clero in abiti luminosi. Gli Stichirà che seguono al Salmo “Signore, ho gridato a te...”, annunciano l’arrivo della Quaresima e l’approssimarsi della Pasqua!
“Cominciamo il tempo del digiuno nella luce, preparandoci agli sforzi spirituali. Purifichiamo le nostre anime, purifichiamo il nostro corpo. Come dal cibo, asteniamoci dalle passioni e godiamo delle virtù dello Spirito. Così, resi perfetti nel tempo dall’amore, possiamo tutti essere resi degni di vedere la Passione di Cristo e la Santa Pasqua con gioia spirituale!”.
         Viene poi, come al solito, l’Ingresso con l’inno serale: “O lieto splendore della santa gloria...”, il celebrante procede verso il “luogo superiore” dietro l’altare per intonare il Prokìmenon della sera, che sempre annuncia la fine di una giornata e l’inizio di un’altra. In questo giorno il Grande Prokìmenon annuncia l’inizio della Quaresima, “Non nascondere il tuo volto al tuo servo, poiché io sono afflitto. Ascoltami in fretta, presta attenzione alla mia anima e liberala!”.
         Ascoltate la straordinaria melodia di questo verso, di questo grido che improvvisamente riempie la Chiesa: “…poiché io sono afflitto”, e comprenderete questo momento in cui comincia la grande Quaresima: il misterioso miscuglio di disperazione e di speranza, di oscurità e di luce. Tutta la preparazione è giunta ora alla fine. Io sto davanti a Dio, di fronte alla sua gloria ed alla bellezza del suo Regno. Comprendo di appartenere ad esso, poiché non ho un’altra casa, un’altra gioia, un altro fine; comprendo anche di essere esiliato da essa nella tenebra e nella tristezza del peccato, “poiché io sono afflitto!”. Ed alla fine comprendo che solo Dio mi può aiutare in quest’afflizione, che egli solo può prestare attenzione alla mia anima. La penitenza è, soprattutto, un grido disperato per ottenere l’aiuto divino.
         Cinque volte ripetiamo il Prokìmenon. E poi, la Quaresima è qui! Il Celebrante si toglie la veste luminosa, le luci vengono spente. Quando il celebrante intona le domande delle litanie serali, il coro risponde in “chiave” quaresimale. Infatti viene letta per la prima volta la preghiera di san Efrem Siro accompagnata dalle prostrazioni. Alla fine dell’ufficio tutti i fedeli si avvicinano al sacerdote e chiedono reciprocamente il perdono. Ma mentre essi compiono questo rito di riconciliazione, quando la Quaresima è inaugurata da questo movimento d’amore, di riunione e di fratellanza, il coro canta gli inni pasquali. Noi abbiamo da errare quaranta giorni attraverso il deserto della Quaresima, ma, tuttavia, alla fine risplende già di luce di Pasqua, la Luce del Regno.
 da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974; trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma 1986 n. 2-3, 18-21.
Al mattutino si legge il  IV Vangelo della Risurrezione (Luca  24, 1-12):
I
l primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno». Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credessero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l’accaduto.
Alla fine del piccolo Introito si canta:
Venite adoriamoci e prostriamoci davanti a Cristo! Salva o Figlio di Dio, che sei risorto dai morti, noi che a te cantiamo: Alleluia.
Apolytikion della domenica:
Appreso dall’angelo il radioso annuncio della risurrezione, e libere dalla sentenza data ai progenitori, le discepole del Signore dicevano fiere agli Apostoli: È stata spogliata la morte, è risorto il Cristo Dio, per donare al mondo la grande misericordia..
Kontàkion della festa:
Guida di sapienza, elargitore di prudenza, educatore degli stolti e protettore dei poveri, conferma, ammaestra il mio cuore, o Sovrano; dammi tu una parola, o Parola del Padre, poiché, ecco, io non trattengo le mie labbra da gridare: o misericordioso, abbi misericordia di colui che ha prevaricato!
Letture:
                        Dalla Lettera di San Paoloa ai Romani (Romani 13, 11 - 14, 4):
F
ratelli, adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno si è avvicinato. Gettiamo via dunque le opere delle tenebre, indossiamo invece le armi della luce. Camminiamo con onestà, come di giorno, non con bagordi e ubriachezze, né a letto e con dissolutezze, né in contesa e gelosia. Vestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per gli impulsi sfrenati. Accogliete chi è debole nella fede, senza giudicarne i pensieri. Qualcuno crede di mangiare tutto, qualcuno ch’è debole mangia legumi. Chi mangia, non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi chi mangia: lo ha accolto Dio. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Per il proprio padrone sta dritto o cade. Ma starà dritto: infatti può farlo stare dritto Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (Matteo 6, 14-21):
I
l Signore ha detto: “Se voi rimettete agli uomini le loro cadute, rimetterà anche a voi il vostro Padre celeste, ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il vostro Padre rimetterà le vostre cadute. Quando digiunate, non siate d’aspetto triste come gli ipòcriti, che si sfigurano la faccia per apparire agli uomini che digiunano. In verità vi dico, hanno ricevuto il loro salario. Quando digiuni, ungiti la testa e lavati la faccia, per non apparire agli uomini che digiuni, ma solo al Padre tuo che è nel segreto. E il tuo Padre che vede nel segreto, ti ricompenserà in pubblico. Non tesorizzate per voi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine deformano e dove i ladri scassano e rubano. Tesorizzate per voi tesori nel cielo, dove tignola e ruggine non deformano, e dove i ladri non scassano e non rubano; perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore”.

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