Domenica 20 Luglio coincide con la festa del profeta Elia Tisbita,
che fu profeta del Signore nei giorni di Acab e di Acazia, re di
Isræle, e con tale forza rivendicò i diritti dell’unico Dio contro
l’infedeltà del popolo, da prefigurare non solo Giovanni Battista, ma il
Cristo stesso; non lasciò profezie scritte, ma la sua memoria viene
fedelmente conservata, in particolare sul monte Carmelo.
Elia
con Eliseo e Samuele, è uno dei più grandi profeti di ione (distinti
dai profeti scrittori, come Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele, che
hanno lasciato degli scritti inanone dei Libri sacri), e la sua missione
fu di incitare il popolo alla fedeltà all'unico vero Dio, senza
lasciarsi sedurre dall'influsso del culto idolatrico e licenzioso di
Canaan. Elia (il cui nome significa "il mio Dio è Jahvè") nacque verso
la fine del X sec. a.C. e svolse gran parte della sua missione sotto il
regno del pavido Acab (873-854), docile strumento nelle mani
dell'intrigante moglie Jezabel, di origine fenicia, che aveva dapprima
favorito e poi imposto il culto del dio Baal.
Quando
ormai il monoteismo pareva soffocato e la maggioranza del popolo aveva
abbracciato l'idolatria, Elia si presentò dinanzi al re Acab ad
annunciargli, come castigo, tre anni di siccità. Abbattutosi il flagello
sulla Palestina, Elia ritornò dal re e per dimostrare la inanità degli
idoli lanciò la sfida sul monte Carmelo contro i 400 profeti di Baal.
Quando sul solo altare innalzato da Elia si accese prodigiosamente la
fiamma, e l'acqua invocata scese a porre fine alla siccità, il popolo
esultante linciò i sacerdoti idolatri. Elia credette giunto il momento
del trionfo di Javhè, e perciò tanto più amara e incomprensibile gli
apparve la necessità di sottrarsi con la fuga all'ira della furente
Jezabel.
Braccato
nel deserto come un animale da preda, l'energico e intransigente
profeta sembrò avere un attimo di cedimento allo sconforto. Il suo
lavoro, la sua stessa vita gli apparvero inutili e pregò Dio di recidere
il filo che lo teneva ancora legato alla terra. Ma un angelo lo
confortò, porgendogli una focaccia e una brocca d'acqua; poi Dio stesso
gli apparve, restituendogli l'indomito coraggio di un tempo. Elia
comprese che Dio non propizia il trionfo del bene con gesti
spettacolari, ma agisce con longanime pazienza, poiché egli è l'Eterno e
domina il tempo.
Il
fiero profeta, che indossava un mantello di pelle sopra un rozzo
grembiule stretto ai fianchi, come otto secoli dopo vestì il precursore
di Cristo, Giovanni Battista, di cui è la prefigurazione, tornò con
rinnovato zelo in mezzo al popolo di Dio, ma non assistette al pieno
trionfo di Jahvè. L'opera di riedificazione spirituale, tanto
faticosamente iniziata, venne portata avanti con pieno successo dal suo
discepolo Eliseo, al quale comunicò la divina chiamata mentre si trovava
nei campi dietro l'aratro, gettandogli sulle spalle il suo mantello.
Eliseo fu anche l'unico testimone della misteriosa fine di Elia,
avvenuta verso l' 850 a.C., su un carro di fuoco.
Nella nostra Parrocchia la festa sarà celebrata secondo il seguente programma:
Sabato 19 luglio 2014 alle ore 17:30 il Grande Vespro.
Domenica 20 luglio 2014 alle ore 9:00 sarà celebrato l'Officio del Mattutino.
Alle ore 10:15 la Divina Liturgia (finiremo verso le 11.30).
Inoltre vi ricordo il sito ove potete trovare le letture della domenica:
Buona festa a tutti e un particolare pensiero ed augurio a che festeggia il suo onomastico
ΧΡΟΝΙΑ ΠΟΛΛΑ!
P. Dionisios