Μέγαν εύρατο εν τοις κινδύνοις, σε υπέρμαχον η οικουμένη, αθλοφόρε τα έθνη τροπούμενον. Ως ουν Λυαίου καθείλες την δύναμιν, εν τω σταδίω θαρρύνας τον Νέστορα, ούτως Άγιε, μεγαλομάρτυς Δημήτριε, Χριστόν τον Θεόν ικέτευε, δωρήσασθαι ημίν το μέγα έλεος (Απολυτίκιο Αγίου Δημητρίου)

16 aprile 2014

Giovedi Santo (da Arch. Dionisio Papavasileiou)



PATRIARCATO ECUMENICO
SACRA ARCIDIOCESI ORTODOSSA D’ITALIA E MALTA
PARROCCHIA GRECO-ORTODOSSA DI SAN DEMETRIO MEGALOMARTIRE
Via dé Griffoni, 3 40123 – Bologna. http: sandemetriobo.blogospot.com
No Prot.: -/2014 Bologna li, 16.04.2014

Carissimi parrochiani e amici della Parrocchia,

Oggi, fratelli carissimi, il Signore Gesù Cristo fu consegnato ai nemici, in questa sera che
s’approssima i Giudei lo catturarono e se ne andarono con lui. Ma non lasciatevi prendere dalla
tristezza udendo che Gesù fu tradito. O meglio, lasciatevi prendere dalla tristezza e piangete
amaramente non per Gesù tradito, ma per il traditore Giuda, poiché il tradito salvò l’universo,
mentre colui che lo tradì dannò la sua anima. Il tradito siede ora in cielo alla destra del Padre,
mentre il traditore è ora nell’Ade aspettando l’inevitabile castigo. Su di lui piangete e sospirate, per
lui affannatevi così come il Signore pianse per lui. Vedendolo, si legge nella Scrittura, Gesù “si
turbò e disse: Uno di voi mi tradirà” (Giovanni 13, 21). Quant’è grande la misericordia del
Signore: il tradito soffre per il traditore; vedendolo, scrive l’Evangelista, “si turbò e disse: Uno di
voi mi tradirà”. Perché egli si afflisse? Per mostrare il suo amore e nello stesso tempo per insegnarci
che il male non è di colui che lo sopporta, ma di colui che lo causa. Sopportare il male ci apre il
Regno dei Cieli, causarlo ci precipita nella Geenna e nel castigo.
Perché, tu domanderai, colui che fece cambiare vita alle peccatrici, non ebbe la forza di
attrarre a sé il discepolo? Egli aveva la forza di attirare a sé il discepolo, ma non volle renderlo
buono piegando la sua volontà e portandolo a sé con la forza…
“Allora, recatosi uno dei dodici, di nome Giuda Iscariota dai sommi sacerdoti, disse: Che
cosa mi volete dare ed io ve lo consegnerò?” (Matteo 25, 14-15).
“Allora recatosi”. Un motivo non inutile di meditazione è contenuto in questo “recatosi”.
Senza essere invitato dai sommi sacerdoti, senza essere costretto dalla necessità o dalla forza, ma di
propria spontanea volontà Giuda compì l’atto infame e prese tale decisione senza avere alcun
collaboratore in questo perfido gesto. “Allora recatosi uno dei dodici”: che cosa significa “uno dei
dodici”? in queste parole “uno dei dodici” è espressa la più grave condanna al suo conto. Il Cristo
aveva anche altri discepoli, 70 di numero, ma questi erano in una posizione inferiore, non avevano
un così grande onore, non avevano tanta fiducia, non partecipavano a tanti misteri come i dodici
apostoli. Essi di solito erano separati, costituivano il coro attorno al Re e formavano il gruppo più
vicino al Maestro e da questo si staccò Giuda. E così, affinché tu sappia che non un semplice
discepolo lo tradì, ma uno che apparteneva ad un grado superiore, l’Evangelista scrive: “uno dei
dodici”. E non ebbe ritegno di scriverlo san Matteo. Perché non si vergognò? Lo scrisse perché tu
sappia che gli Evangelisti scrivono la verità e nulla ci nascondono, neppure ciò che sembra
avvilente, poiché anche questi particolari, evidentemente, dimostrano l’amore per il prossimo del
Signore. Questi stimò degno di così grandi beni un ladro, un traditore, un brigante e sino all’ultimo
lo sopportò, cercò di farlo ragionare ed in ogni modo dimostrò cura per lui…
“Che cosa volete dare ed io ve lo consegnerò?”. Questo, dimmelo, ti insegnò Cristo? Non
per questo egli diceva: “Non procuratevi monete d’oro o d’argento o di rame da portare con voi”
(Matteo 10, 9), frenando da principio la tua tendenza al denaro? Non per questo egli cercava
continuamente di convincere e diceva: “Se qualcuno ti colpirà sulla guancia destra, rivolgigli anche
la sinistra” (Matteo 5, 39). “Che cosa mi volete dare e io ve lo consegnerò?” O pazzia! Che cosa è
questo, dimmelo, accusandolo di quale piccola o grave infrazione vuoi tradire il Maestro? Perché ti
ha dato il potere sui demoni? Perché ti ha dato la facoltà di guarire le malattie e di purificare i
lebbrosi? Perché ti ha reso capace di risuscitare i morti, perché ti ha reso capace di dominare la
morte? Per questi benefici tu dai un siffatto compenso? “Che cosa mi volete dare, e io ve lo
consegnerò?”. O pazzia, o meglio, avidità di denaro! Essa causò tutto questo male, travolto da essa,
egli tradì il Maestro…
“Allora i discepoli si avvicinarono” (Matteo 26, 17). “Allora”; quando? Quando ciò era
avvenuto, quando era stato compiuto il tradimento, quando Giuda s’era dannato, “allora i discepoli
si avvicinarono a Gesù dicendogli: dove dobbiamo prepararti la cena di Pasqua?”. Vedi il
discepolo? Vedi gli altri discepoli? Quello tradisce il Maestro, questi si preoccupano della Pasqua;
quello stringe accordi, questi offrono un servizio. Quello e questi avevano visto gli stessi miracoli,
avevano ascoltato gli stessi insegnamenti, avevano eguale autorità; donde proveniva questo
cambiamento? Dalla volontà, essa sempre è la causa di tutti i beni e di tutti i mali. “Dove dobbiamo
prepararti la cena di Pasqua?”. Ciò accadeva in questa stessa sera. Il Signore non aveva una casa e
perciò essi gli chiedono: “Dove dobbiamo prepararti la cena di Pasqua?”…
Allorché i discepoli ebbero mangiato e bevuto (si legge nell’Evangelo) Gesù “preso il pane
lo spezzò e disse: Questo è il mio Corpo, spezzato per voi in remissione dei peccati (Matteo 26, 21-
27)… Così pure, preso il calice, disse: Questo è il mio Sangue, che per molti è versato in remissione
dei peccati (v 28)”. Anche Giuda era presente quando il Cristo pronunciò queste parole. “Questo è il
mio Corpo”, che tu Giuda hai venduto per 30 denari d’argento, “questo è il mio Sangue”, sul quale
poco fa hai concluso patti vergognosi con gli ingrati Farisei. O amore per gli uomini del Cristo! O
pazzia e furia di Giuda! Questi lo vendette per 30 denari d’argento, ma il Cristo anche dopo tutto
ciò, non si sarebbe rifiutato di dare il suo Sangue venduto a colui che lo aveva tradito, “in
remissione dei peccati”, se egli lo avesse voluto. Infatti anche Giuda era presente e partecipava alla
Santa Cena. Come il Cristo lavò i suoi piedi assieme a quelli degli altri discepoli, così Giuda era
presente alla Santa Cena per non aver alcun pretesto per giustificarsi se fosse rimasto nel suo
disonore. Il Cristo disse ed adoperò tutto da parte sua, ma Giuda rimase fermo nel suo empio
proposito.
Del resto ormai è venuto il momento per partecipare a questa tremenda mensa. Accostiamoci
tutti con l’umiltà e l’attenzione convenienti. E nessuno sia Giuda, nessuno sia malvagio, nessuno
nasconda in sé il veleno, avendo una parola sulle labbra, un pensiero diverso nella mente. Anche ora
il Cristo è presente. Colui stesso che istituì quel banchetto, ha istituito ora anche questo. Non
l’uomo trasforma ciò che è presente nel Corpo e nel Sangue del Cristo, ma Colui che fu crocifisso
per noi. C’è il sacerdote che rappresenta la sua figura e pronunzia quelle parole, ma opera la
potenza e la grazia di Dio…
Così, comprendendo ciò, allontaniamo da noi ogni specie d’ira e, purificata la propria
coscienza, con tutta l’attenzione e prudenza accostiamoci alla mensa del Signore, al quale, assieme
al Padre e al Santo Spirito, è ogni gloria, onore e potenza ora e sempre. Amìn.
Trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma, gennaio-aprile 1987, 18-22.

NELLA NOSTRA PARROCCHIA:

Giovedì Santo mattina (celebrazione dell’Ultima e Mistica Cena del
nostro Signore) alle 9:00 Vespro e Divina liturgia di San Basilio Magno
(finirà verso le 11:00).
Giovedì Santo sera alle 19:00 l’Officio della Salvifica Passione del
nostro Signore Gesù Cristo. (Matuttino del Venerdì Santo).


Καλή Ανάσταση
p. Dionisios

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